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Roma, 18 giugno. Si sono aperti oggi – a Villa Pamphilj nell’ambito della quinta giornata di “Progettiamo il Rilancio” – gli incontri del governo con le sigle del settore dell’agricoltura, food, cinema, turismo e pesca, tra i più colpiti dall’emergenza economica Covid-19. Al tavolo di lavoro per gli Stati Generali dell’Economia ha partecipato anche APA, l’Associazione Produttori Audiovisivi che riunisce i produttori italiani di fiction, film, intrattenimento, documentari e animazione, e ne sostiene la crescita industriale e la promozione internazionale.

Così si è espresso durante l’incontro il Presidente Giancarlo Leone«I produttori dell’audiovisivo e del cinema investono annualmente circa 1 miliardo di euro in produzioni di film, seriali tv, intrattenimento, documentari, animazione.

Negli ultimi anni il cinema e soprattutto la serialità tv hanno costituito un caso fenomenale di successo anche a livello internazionale costituendo le basi di un vero rinascimento culturale, produttivo ed occupazionale.

Sono circa 200 mila i lavoratori coinvolti direttamente ed indirettamente nella filiera produttiva.

Il prodotto italiano audiovisivo è diventato attrattivo per le piattaforme multinazionali on dem and (Netflix, Amazon, ecc.) e l’Italia è diventata un punto di riferimento per gli operatori internazionali che qui investono anche sulle imprese di produzione.

Tutto ciò è stato possibile grazie ad un profondo cambio di mentalità e di coscienza industriale dei produttori e dei broadcaster ma non sarebbe stato possibile senza il fondamentale ricorso al Fondo per lo sviluppo degli investimenti cinema e audiovisivo istituto dal governo nel 2017 grazie ad una lungimirante azione del Mibact e del suo ministro dell’epoca (e anche attuale) e ad un impulso sempre costruttivo del ministero stesso nella applicazione del Fondo.

Questo Fondo si alimenta con un parametro percentuale sulle entrate del Bilancio dello Stato ed è annualmente riconosciuto in misura non inferiore a 400 milioni di euro per l’intera filiera (dunque non solo produttori, ma anche distributori, esercenti, manifestazioni culturali, ecc.)

I produttori si avvalgono di parte di questo fondo utilizz ando soprattutto il Tax Credit. Si tratta di un sistema virtuoso che equivale non ad un finanziamento cash ma ad un credito di imposta indispensabile per produrre con st andard internazionali e con budget adeguati.

Questo credito di imposta è una partita vantaggiosa per lo Stato perché genera valore aggiunto che duplica e a volte triplica l’ammontare del tax credit erogato facendo rientrare nella casse dello Stato (attraverso la generazione appunto del valore aggiunto derivante degli investimenti dei produttori) molti più soldi di quanti non siano stati oggetto del credito di imposta.

Ora la situazione è la seguente ed è seria.

L’ammontare economico del Fondo non è sufficiente a coprire i fabbisogni di tax credit di film, serie, documentari e animazione.

Siamo nella situazione in cui alla crescita della dom anda deve corrispondere e non corrisponde la crescita dei meccanismi di finanziamento dell’offerta, soprattutto se non onerosi (o meglio se in grado di ritornare indietro con valore aggiunto). Se non si interviene su questo il successo sarà cancellato e la forza del Made in Italy audiovisivo diventerà il ritorno ad un passato troppo localistico ed involuto. Un gigantesco passo indietro anziché un volano per l’industria culturale e per l’occupazione collegata. La verità è che 400 milioni non coprono le esigenze produttive in condizioni normali e non possono farlo in era Covid. Per l’intera filiera questa soglia dovrebbe essere almeno raddoppiata.

Non siamo qui per lamentarci. Il governo ha già fatto molto nello stanziare fondi aggiuntivi a causa delle crisi e dobbiamo darne atto. Ma non sono sufficienti. Da stime consolidate emerge la necessità di un ulteriore finanziamento per le produzioni con un tax credit necessariamente maggiorato.  Abbiamo già rappresentato al Ministero la richiesta. Si tratta di percorrere insieme, per il 2020, l’ultimo miglio, affrontabile. 

Per quest’anno mancano all’appello del credito per necessità produttive circa 50 milioni, che se concessi sarebbero in grado di non lasciare indietro nessuno, di far ripartire la macchina produttiva e di assicurarne il pluralismo, di ripristinare la piena occupazione che c’era prima del Covid, e di garantire anche alternative alle coperture assicurative che sono oggi un problema serio e grave in assenza di una garanzia pubblica. In caso contrario si profila un possibile fermo delle produzioni.

Per il 2021 proponiamo di superare il plafond del Fondo con un provvedimento che faccia rientrare il Tax credit nella fiscalità generale o comunque con sistemi di rendicontazione tra i ministeri competenti in grado di interpretare i fabbisogni correnti e in prospettiva che sono ben noti al Mibact di cui riconosciamo competenza, efficienza e centralità.

Infine, in conclusione, un passaggio su un altro fondamentale attore della ripresa della filiera produttiva accanto al già citato tax credit di cui abbiamo qui chiesto una maggiore disponibilità.

Senza la RAI gran parte della crescita produttiva non si sarebbe potuta realizzare. RAI è un volano per l’industria culturale e produttiva di questo Paese. Il servizio pubblico è tenuto ad investire quote dei propri ricavi nella produzione di contenuti cinematografici e audiovisivi, indispensabili per consentire la realizzazione di moltissime produzioni, e lo fa. Ma parte dei suoi ricavi vanno altrove e dunque non possono essere investiti.

Chiediamo pertanto che sia rivisto l’attuale meccanismo di prelievo dello Stato dal canone in bolletta che, di fatto, riduce dai 90 euro nominali a 74 euro quanto realmente incassato da RAI. Ciò facendo potreste, dovreste, riconoscere a RAI annualmente in tutto o in parte quei 180 milioni (270 milioni se si considera anche la tassa per la concessione governativa) che oggi vengono sottratti al canone.

Così facendo una parte significativa di quanto restituito potrebbe essere (è un obbligo di legge) reinvestito nella industria culturale nazionale e nella produzione indipendente di contenuti di qualità.

Adeguamento delle risorse per un Tax Credit maggiorato per consentire la ripresa delle produzione di serie tv e film che in caso contrario rischiano il blocco; necessità di un fondo assicurativo garantito dal Mibact; raddoppio del Fondo annuale per lo sviluppo degli investimenti produttivi; cancellazione del prelievo dello Stato sul canone Rai pari a 180 milioni l’anno che danneggia gli investimenti del servizio pubblico sulle produzioni audiovisive e cinematografiche. Queste le proposte del Presidente Associazione Produttori Audiovisivi agli Stati Generali davanti al Presidente del Consiglio Conte ed il ministro dei Beni Culturali e Turistici Franceschini.

Insieme si può ripartire. Il Mibact è al nostro fianco. Ma occorrono maggiori risorse e soluzioni per le garanzie assicurative. Da questo dipende la ripresa delle produzioni audiovisive e cinematografiche. L’alternativa è il blocco produttivo per un settore che dal successo internazionale e da elevati st andard qualitativi non deve essere confinato alla mediocrità locale».